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Tommaso de Mottoni e Nicola Santini preparano un'insalata di sedano e fagioli cannellini a Benvenuti al Gambero Rosso di Francesca Barberini. Nel video e rip...

Come mi ero ripromessa, ogni primo del mese, nel periodo dell' Expò, voglio provare una versione diversa di uno dei nostri piatti simbolo; gli spaghetti al pomodoro. Un po' avanti nella giornata, eccomi a rispettare l'impegno che ho preso con me stessa. Li ho appena serviti a tavola e anche questa versione è stata gradita. La ricetta è presa dall'interpretazione di Nadia Santini, miglior chef donna del mondo 2013. E appunto "presa", significa che ho cercato di seguire le sue istruzioni, quanto al risultato....immagino che seppur piacevole, sia comunque lontano dal suo. Mi piacerebbe tantissimo provare in questi mesi la ricetta degli spaghetti al pomodoro di altre chef donna. Qualcuno mi aiuta a cercarle? SPAGHETTI AL POMODORO 2 per 4 persone: 280 g spaghettoni di semola Senatore Cappelli bio 4 pomodori ramati olio evo 2 cipollotti freschi 1 gambo di sedano basilico fresco sale Mettere a bollire una pentola di acqua salata. Quando giunge a bollore buttare gli spaghetti senza romperli. Allo stesso tempo, in una padella saltapasta, soffriggere in 3 - 4 cucchiai di olio evo, i due cipollotti e il sedano lavati e tritati. Unire anche i pomodori lavati, privati della parte centrale e tagliati a spicchi. Salare. A metà cottura della pasta, trasferirla nella padella con i pomodori in modo che completi nel sugo emesso dalle verdure, la sua cottura. Mescolare aiutandosi con due forchette per aiutare la pasta ad impregnarsi bene dei sapori. Eventualmente aggiungere poca dell'acqua di cottura della pasta per mantenere morbidezza e cremosità. Alla fine unire le foglie di basilico lavate e spezzettate con le mani e un filo di olio evo.

Fonte: fatemicucinare.blogspot.it

Cucinare per la scuola Presentate le nuove Tavole Accademiche di Pollenzo Presentate oggi a Bra (Cn) le Tavole Accademiche, il nuovo progetto dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che rivoluzionerà il modo di organizzare le mense, garantendo ottimo cibo a prezzi contenuti ed evitando lo spreco. Le Tavole vogliono dare un nuovo significato alla parola mensa, rimandando all’idea di cibo condiviso e a un momento di ritrovo. Saranno 25 gli chef chiamati ad animare le cucine della mensa universitaria a partire da gennaio 2013: da Antonio Santini a Niko Romito, da Ferran Adrià ad Alice Waters. In totale 22 Stelle Michelin da 9 nazioni. Innovativi i principi, a partire dal prezzo: «Il costo della materia prima a disposizione degli chef non dovrà superare i 5 euro», spiega Carlo Petrini, presidente dell’Università e ideatore delle Tavole. Ma attenzione, non ci si deve fermare al puro aspetto economico: «Punteremo anche e soprattutto sulla sostenibilità e sull’eliminazione degli sprechi, restituendo valore a un bistrattato sistema alimentare. E per garantire il successo di quest’iniziativa, abbiamo pensato ad alcuni accorgimenti, come ad esempio l’idea di vendere il cibo avanzato già dal pomeriggio». «In realtà tutta la ristorazione dovrebbe muoversi seguendo questi principi, limitando sprechi e costi. Solo così possiamo fare concorrenza alla crisi, creando una nuova sostenibilità del lavoro, non solo del cibo. Ho aderito immediatamente a questa iniziativa senza nemmeno rifletterci un attimo perché è semplicemente geniale!!», aggiunge Davide Scabin, patron del CombalZero di Rivoli (To), che aprirà le danze delle Tavole Accademiche. Tra i protagonisti di quest’avventura anche Ugo e Piero Alciati, gestori del ristorante Da Guido a Pollenzo, Maura Biancotto e Beppe Barbero, a capo del ristorante e dell’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo, e quattro studenti dell’Università, Maya Sfair, Jacqueline Blazer, Lapo Querci e Andrea Riboni che faranno parte della brigata. «L’apertura delle cucine dedicate a Lidia e Guido Alciati, nel complesso dell’Agenzia, permette di ripensare alla mensa e di sganciarla dalla visione odierna come luogo asettico in cui il cibo ha perso il suo carattere di convivialità e bontà», conclude il Rettore dell’Università Piercarlo Grimaldi. Le ricette e le testimonianze dei cuochi entreranno a far parte dei Granai della Memoria, il grande progetto dell’Università volto a tutelare storie e tradizioni italiane. Accanto alle Tavole Accademiche, l’Università ospiterà anche la Scuola di alta cucina domestica italiana, un corso per imparare a cucinare i piatti simbolo della ricca tradizione gastronomica italiana. Oltre all’aspetto pratico ci sarà una parte teorica, con un docente dell’Università che illustrerà la storia e i fattori culturali della tradizione gastronomica della regione in questione. Sia le Tavole Accademiche che la Scuola di alta cucina domestica italiana sono stati pensati seguendo i principi del ridotto impatto ambientale e consumo energetico, in linea con i valori promossi dal concetto di eco-gastronomia, promosso da Slow Food. Scarica il calendario delle Tavole Accademiche Scritto da F.Coffano

Fonte: lacucinaeconomica.blogspot.it

Tavole Accademiche di Pollenzo: nuovo concetto di mensa tra buon cibo e sostenibilità economica e ambientale Presentate a Bra (Cn) le Tavole Accademiche, il nuovo progetto dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che rivoluzionerà il modo di organizzare le mense, garantendo ottimo cibo a prezzi contenuti ed evitando lo spreco. Le Tavole vogliono dare un nuovo significato alla parola mensa, rimandando all’idea di cibo condiviso e a un momento di ritrovo. Saranno 25 gli chef chiamati ad animare le cucine della mensa universitaria a partire da gennaio 2013: da Antonio Santini a Niko Romito, da Ferran Adrià ad Alice Waters. In totale 22 Stelle Michelin da 9 nazioni. Innovativi i principi, a partire dal prezzo: «Il costo della materia prima a disposizione degli chef non dovrà superare i 5 euro», spiega Carlo Petrini, presidente dell’Università e ideatore delle Tavole. Ma attenzione, non ci si deve fermare al puro aspetto economico: «Punteremo anche e soprattutto sulla sostenibilità e sull’eliminazione degli sprechi, restituendo valore a un bistrattato sistema alimentare. E per garantire il successo di quest’iniziativa, abbiamo pensato ad alcuni accorgimenti, come ad esempio l’idea di vendere il cibo avanzato già dal pomeriggio». «In realtà tutta la ristorazione dovrebbe muoversi seguendo questi principi, limitando sprechi e costi. Solo così possiamo fare concorrenza alla crisi, creando una nuova sostenibilità del lavoro, non solo del cibo. Ho aderito immediatamente a questa iniziativa senza nemmeno rifletterci un attimo perché è semplicemente geniale!!», aggiunge Davide Scabin, patron del CombalZero di Rivoli (To), che aprirà le danze delle Tavole Accademiche. Tra i protagonisti di quest’avventura anche Ugo e Piero Alciati, gestori del ristorante Da Guido a Pollenzo, Maura Biancotto e Beppe Barbero, a capo del ristorante e dell’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo, e quattro studenti dell’Università, Maya Sfair, Jacqueline Blazer, Lapo Querci e Andrea Riboni che faranno parte della brigata. «L’apertura delle cucine dedicate a Lidia e Guido Alciati, nel complesso dell’Agenzia, permette di ripensare alla mensa e di sganciarla dalla visione odierna come luogo asettico in cui il cibo ha perso il suo carattere di convivialità e bontà», conclude il Rettore dell’Università Piercarlo Grimaldi. Le ricette e le testimonianze dei cuochi entreranno a far parte dei Granai della Memoria, il grande progetto dell’Università volto a tutelare storie e tradizioni italiane. Accanto alle Tavole Accademiche, l’Università ospiterà anche la Scuola di alta cucina domestica italiana, un corso per imparare a cucinare i piatti simbolo della ricca tradizione gastronomica italiana. Oltre all’aspetto pratico ci sarà una parte teorica, con un docente dell’Università che illustrerà la storia e i fattori culturali della tradizione gastronomica della regione in questione. Sia le Tavole Accademiche che la Scuola di alta cucina domestica italiana sono stati pensati seguendo i principi del ridotto impatto ambientale e consumo energetico, in linea con i valori promossi dal concetto di eco-gastronomia, promosso da Slow Food. Scarica il calendario delle Tavole Accademiche http://goo.gl/cf1gd e la cartella stampa completa http://goo.gl/zzmW4 – Ufficio Stampa Slow Food Via della Mendicità Istruita, 14 12042 BRA (Cn), Italia Tel +39 0172 419615/653/666/754 Fax +39 0172 411218

Fonte: lacucinaeconomica.blogspot.it

Queste brioche tradotto dal rumeno dovrebero chiamarsi santini e si fanno in Romania proprio oggi, 9 marzo nel giorno dei Santi che comemora i 40 Martiri di Sevastia che,secondo la tradizione si dice che sianno stati ucisi ai tempi del imperatore Licinius perche si sono rifiutati di rinunciare al Cristianesimo In questo giorno,i uomini devono bere 40 bicchieri di vino rosso,ce rapresentano il sangue dei 40 martiri,chi non riesce deve almeno assagiare o essere spruzzato per avere salute e forza durante tutto l'anno.Le donne in questo giorno devono preparare 40 di questi dolcetti in forma di otto.. Vi auguro una buona giornata!! Ingredienti:550gr farina 125ml latte 125ml acqua 150gr zucchero 1 uovo inteo 80 gr burro 1 bustina lievito secco 1 cucchiaino sale Per spennelare 30ml latte 1 giallo d'uovo Per lo sciroppo 300 ml acqua 150 gr zucchero 1 bustina zuchchero vanigliato 1 essenza rum buccia di limone gratuggiata Inoltre ci serve miele noce macinata Mettiamo in una ciotola la farina,facciamo un buchetto dove aggiungiamo il lievito secco,zucchero,uovo,burro morbido,il latte e l'acqua legermente caldine,il sale,amalgamiamo bene e incominciamo a impastare molto bene,per cca 25 minuti per avere un risultato migliore.a questo punto mettiamo l'impasto a lievitare in un luogo caldo,coperto con uno strofinaccio-fig.1 per 1-1,30 ore.nel fratempo sbattiamo il giallo del uovo,aggiungiamo i 30ml di latte e lasciamo da parte;prepariamo lo sciroppo,metendo in un pentolino l'acqua,lo zucchero,lo zucchero vanigliato e il rum e facciamo bollire,quando è tiepido aggiungiamo anche la buccia del limone Dopo che l'impasto e lievitato-fig.2 lo mettiamo sul tavolo da lavoro,legermente infarinato,non ce ne tanto bisogno perche risulta un impasto molto bello,non appicicoso,se riuscite a fare almeno della farina è meglio cosi si lavora meglio,e formiamo delle palline,se possibile,pesiamo l'impasto pe avere palline piu'o meno dello stesso peso,io formando palline sui 57-60gr ho ricavato una ventina,con le mani stendiamo fomando una salsiccia sotile,lunga cca 50cm,prendiamo i lati con una mano e con l'altr faciamo una treccina-fig.3 che chiudiamo in un cercchio-fig.4 che gireremo a forma di otto-fig.5.appogiamo tutte le brioche su la teglia da forno coperta con la carta e lasciamo lievitare ancora per un ora;trascorso questo tempo,le brioche sono lievitate-fig.6,spenelliamo con il giallo di uovo che avremo mescolato al latte,infornimo a 180° finche diventano dorate.tiriamo fuori la teglia,e spenelliamo ancora con lo sciroppo ,dopo con il miele e poi mettiamo sopra la noce tritata finissima In romana: Ingrediente 550g faina 125ml lapte 125ml apa 150g zahar 1 ou 80g unt 1 plic drojdie uscata 1 lingurita rasa sare Pentru sirop 300ml apa 150g zahar tos 1 plic zahar vanilina 1 esenta de rom Pentru uns 30ml lapte 1galbenus de ou miere miez de nuca Mod de pregatire: Puneti intr-un vas incapator faina, faceti cu mana in mijlocul fainii o gropita, adaugati plicul de drojdie uscata, zaharul, sarea, oul, untul, laptele si apa si incepeti sa framantati, cam 25 – 30 minute (ca sa obtineti un rezultat foarte bLasam mucenicii la crescut inca o ora, la loc caldut.un trebuie sa framantati aluatul foarte bine), pana obtineti un aluat elastic, care sa nu se lipeasca de mana. Lasam aluatul in vasul in care l-am framantat, il acoperim cu un prosop curat si il punem la dospit intr-un loc caldut. Il lasam la dospit timp de 1 ora-fig.1 Intre timp putem sa pregatim siropul Intr-o craticiara punem 300ml apa, adaugam 150g zahar tos, un pliculet de zahar vanilinat, 1 esenta de rom si lasam sa fiarma totul pana obtinem un sirop. Dupa ce a dospit-fig.2 rasturnam aluatul pe suprafata de lucru pe care o infainam in prealabil si incepem sa formam bilute de marimi aproximativ egale.Cel mai bine este sa cantarim aluatul si sa ilimpartim in mod egal,la o bila de 57-60gr vin cam 20 de bucati aproximativ.Luam fiecare bucatica de aluat in parte, il rulam intre suprafata de lucru si podul palmelor pana obtinem un rulou lung (50cm) si subtire.Indoim ruloul in doua, tinem cu un deget de capatul unde este indoitura, si incepem sa inpletim-fig.3 Dupa ce am obtinut inpletitura, formam un cerc, unind capetele impletiturii -fig.4 Dupa ce am obtinut cercul, il incolacim in forma de opt-fig.5 si punem mucenicii astfel obtinuti intr-o tava tapetata cu hartie de copt si ii mai lasam la dospit inca o ora-fig.6 Dupa ce au dospit, ungem mucenicii cu o pensula, cu compozitia obtinuta din lapte si galbenus si ii punem in cuptor pentru 20 minute, pana se rumenesc usor Insiropam bine mucenicii cu siropul preparat mai sus, eu i-am pensulat bile cu o pensula inmuiata in siropul respective, daca doriti, puteti chiar sa ii scufundati in sirop.Dupa ce ii insiropam, ii ungem cu miere si presaram cu nuca Aceasta reteta am gasit-o pe blogul gourmandine ii multumesc mult persoanei chiar daca nu o cunosc,deoarece este foarte buna!!

Fonte: dolcepassatempo.blogspot.it

Per la realizzazione di questa ricetta ho preso spunto dal libro " In cucina con Nadia e Giovanni Santini " della Guido Tommasi Editore. E' un libro a mio parere molto interessante, con tante ricette sfiziose e facilmente ripetibili anche in una cucina di casa. Finora ne ho provato svariate e sono venute sempre bene, ciò significa che è un libro attendibile e ben curato....sono proprio contenta di averlo acquistato!!! Ingredienti (dose per 2-3 persone): 1/2 carota piccola 1/2 costa di sedano 1/2 cipolla piccola 150 g verza 100 g salsiccia di prosciutto (n.1) 1 lt brodo vegetale 150 g riso Vialone Nano q.b. olio extravergine d'oliva q.b. sale e pepe Procedimento Tritare finemente sedano, carota e cipolla e tagliare la verza a listarelle. In un tegame con 2-3 cucchiai d'olio far rosolare il trito di verdure, aggiungere la verza e lasciarla insaporire. Unire la salsiccia sbriciolata e mescolare fino a farla sciogliere bene, coprire con il brodo bollente e cuocere a fuoco basso per 30 minuti. Versare il riso e cuocere per 15 minuti circa, mescolando ogni tanto. Se necessario aggiungere dell'acqua bollente. La preparazione dovrà risultare morbida e brodosa. Nota: per il brodo vegetale metto in una casseruola 1 carota, 1 costa di sedano, 1/2 cipolla e copro con un litro abbondante di acqua, faccio cuocere a fiamma bassa per 30 minuti dal bollore.

Fonte: meditandum.blogspot.it

Non so se a voi e’ mai capitato, ma io sono davvero di umore nero. Nel trasferire le foto del mio viaggio di nozze, dal telefonino di marito alla scheda di memoria della macchina fotografica, qualcosa e’ andato storto. E più della metà delle mie foto, sono state sovra-scritte e cancellate completamente. Ed è per quello che non vi ho ancora mostrato molte immagini del viaggio. Mi rimangono quelle poche sul mio telefonino, quelle sul telefonino di marito, e quattro insulsi files recuperati dalla scheda… Quindi il giorno che e’ successo tutto questo, praticamente appena tornata dall'idilliaco viaggio, sono uscita di casa e, per consolarmi, mi sono recata dal pescivendolo. Ho comprato una bella gallinella grossa e, per rilassarmi, mi sono messa a cucinare. Dato che avevo poche idee e voglia di pensare a qualcosa originale, ho aperto il ricettario di Nadia Santini, unica donna chef 3 volte stellata dalla Guida Michelin in Italia, e ho preso spunto da un suo piatto per cucinare la mia gallinella fresca fresca. Ingredienti per 4 persone 2 gallinelle di mare circa 700 g in tutto 4 pomodori pelati, scolati dal loro liquido di conservazione 2 cucchiai di capperi dissalati Un cucchiaio di uvetta sultanina Un cipollotto 2 cucchiai di olive taggiasche denocciolate Un bicchiere di vino bianco secco Olio extravergine d’oliva q.b. Sale e pepe nero di mulinello q.b. Mettete a bagno l’uvetta in un poco di acqua tiepida per una decina di minuti, così da farla rinvenire. Lavate accuratamente le gallinelle sotto l’acqua corrente, quindi evisceratele e ricavatene 4 filetti e dividete ognuno a metà. Se non siete pratici, chiedete in pescheria di prepararli per voi. Mettete 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva in padella, quando sarà caldo, unite in cipollotto affettato sottilmente. Adagiate i filetti di pesce in padella, avendo cura di rosolarli prima dalla parte della polpa, successivamente, girandoli dalla parte della pelle. Aggiungete il vino bianco, fate sfumare e unite i pomodori pelati, spezzettati con le dita. Continuate la cottura a fuoco medio-basso per una decina di minuti, unite allora l’uvetta sultanina, i capperi e le olive e cuocete ancora una decina di minuti circa. Servite ben caldo.

Fonte: laraandthekitchen.blogspot.it

Inizia con questa giornata di festa la settimana del calendario del cibo italiano Aifb dedicata alla pasta fresca, con la nostra ambasciatrice Sara Bardelli del blog Qualcosa di rosso . L'Italia è una meravigliosa tavola imbandita quando si parla di pasta fresca, ci sono mille preparazioni legate a curiose usanze e ricordi di famiglia. Io come al solito mi dedico alla mia regione le Marche; ho già in passato pubblicato una pasta molto particolare le Pincinelle che si fanno con la massa del pane, e oggi vi faccio conoscere i Frascarelli , cosa hanno in comune queste due preparazioni? La povertà degli ingredienti, la semplicità nel realizzarle. I "Frascarelli" sono semplicemente fatti con farina e acqua, con l'aiuto di una "frasca" o ramoscello che serve ad innaffiare la farina e un movimento rotatorio con la mano, fa si che si formino dei grumi; più semplice di così. Una volta fatti vanno cotti in acqua bollente salata sino a che non si forma una polenta grumosa e poi conditi con un semplice sugo finto. Piatto tipico del maceratese, ma lo ritroviamo anche nella zona di Fabriano, Sassoferrato e Arcevia (provincia Ancona). Curiosamente vengono chiamati anche " piccicasanti " perchè nell'aspetto assomigliano alla "colla" che si faceva con acqua e farina per appiccicare i santini o ancora "granetti delle puerpere" in quanto miracolosi per stimolare la produzione di latte. Ho scelto di utilizzare una farina tipo 2 perchè in realtà venivano fatti con il tritello, per il condimento il più semplice era il sugo finto, ma poi si andava dietro alle stagioni, quindi nel periodo di lavorazione del maiale il sugo diventava più ricco con salsiccia, costine, oppure insaporiti con i legumi appena raccolti piselli, fagioli, e ancora si poteva gustare come una polentina addolcita dall'"incotto" o vincotto. Se avanzavano, una volta freddi diventano molto sodi, si tagliavano a fette e rosolati in padella con un filo d'olio oppure tritati con il coltello e ripassati con olio e cipolla e una bella manciata di pecorino. ("Ricette , ricordi, racconti" M.Di Chiara) Ingredienti per 4 persone 400 g di farina tipo 2 200 ml di acqua Per il sugo finto lardo o olio extra vergine di oliva odori carota sedano cipolla ... salsa di pomodoro pecorino o parmigiano grattugiato sale Tritare a coltello del lardo con cipolla, carota sedano aglio, si fa rosolare in un tegame di terracotta e poi si aggiunge la passata di pomodoro si aggiusta di sale e lentamente si porta a cottura. Per la realizzazione dei Frascarelli ho fatto un breve video Cottura Tuffare i frascarelli in acqua bollente salata e cuocere per circa 15 minuti, molto dipenderà dalle dimensioni dei grumi. Non vanno scolati ma assorbiranno tutta l'acqua diventando una polenta grumosa, condire con sugo e formaggio grattugiato.

Fonte: ingredienteperduto.blogspot.it

Le levain significa “ lievito madre ”. È da queste due parole che Giuseppe Solfrizzi comincia la sua avventura, consacrando tutta la sua passione per la lievitazione e l’artigianalità nella sua massima espressione. Nel dicembre 2014 apre Le Levain , una boulangerie - pâtisserie di stampo francese, con un obiettivo ambizioso: riuscire a trasmettere vere e proprie emozioni ad ogni assaggio. Da Le Levain ogni prodotto è creato con estrema cura e passione. Vengono utilizzate solo materie prime eccellenti, valorizzate dal lavoro artigianale: nessun prodotto lavorato o semi-lavorato, nessun additivo, aroma o conservante. Tra i dolci più amati da Le Levain c’è l’ Éclair , un lungo pasticcino di pasta choux glassato e riempito con crema, disponibile al cioccolato oppure al caffè. È un prodotto dalla preparazione complessa ma dal gusto semplice e versatile, che lascia grande spazio alla creatività: ecco perché lo Chef Giuseppe Solfrizzi lo ha scelto per dedicargli una linea esclusiva in edizione limitata : Éclair Mon Amour Nasce così il progetto Éclair Mon Amour : 5 éclairs Speciali, ideati e creati dallo Chef Giuseppe Solfrizzi, che si susseguiranno uno dopo l’altro da Le Levain come “Speciale del mese”. Si comincia dal mese di marzo con L’ Éclair Exotique : un éclair con chutney d’ananas, cremoso al frutto della passione, mini babà al rhum ed una leggera mousse alla vaniglia. Ad aprile c’è l’ Éclair Mont Blanc : un éclair con marron glacé, crema chantilly alla fava di Tonka, meringa, vermicelli di marroni e zeste di lime. A maggio c’è l’ Éclair Django : ispirato all’oramai celebre dessert creato da Giuseppe Solfrizzi, è un éclair con pasta choux 100% cioccolato, confit di lampone, croccante al grue e mousse al cioccolato Valrhona, decorato con foglie d’oro commestibile. A giugno c’è l’ Éclair Caramel Vanille : un éclair con caramello al burro salato morbido, pralinato mandorla e nocciola, crema chantilly alla vaniglia del Madagascar e caramello croccante. Anche qui, ritroviamo un abbinamento molto caratterizzante nella linea di prodotti di Le Levain. A luglio c’è l’ Éclair Cheesecake Coccolime : un éclair dal gusto fresco, fatta con cremoso al lime, mousse fromage blanc, cocco e sablè cheesecake. Le Levain Via Luigi Santini, 22-23 Aperto tutti i giorni Lunedì - Sabato: 8.00 – 20.30 Domenica: 9.00 – 18.30

Fonte: mmmbuonissimo.blogspot.it

Il gruppo del l'Italia nel piatto dedica il mese di novembre alle zuppe. Di terra, di mare, vegetariane o vegane, le zuppe sono piatti caldi da gustare con il cucchiaio adatti ai primi freddi autunnali. Colgo al volo l'occasione per preparare un'acquacotta maremmana che volevo fare da tanto tempo, l'acquacotta a base di pomodori, sedano e cipolle, diversa da quella di casa mia, che è fatta con tante bietoline da foglia e che 11 anni fa scelsi per dare nome al mio blog (vedi qui ). Premetto che in Toscana esistono varie versioni di acquacotta, che tuttavia si possono ricondurre a quattro tipi principali : le acquacotte del Casentino , la valle tra Firenze e Arezzo, a base prevalentemente di funghi e salsiccia ; quelle della provincia di Siena , che non disdegnano l'uso di verdure o funghi ; e i due tipi della Maremma grossetana (Toscana meridionale): il tipo meno conosciuto è a base soprattutto di bietole (o spinaci) e sedano (l'acquacotta che scelsi per iniziare il mio blog), mentre il tipo più famoso, che è finito nella maggior parte dei ristoranti e dei libri di cucina nonché nel web, è a base soprattutto di sedano e pomodoro e non prevede bietole o altre verdure a foglia. Proprio questo tipo di acquacotta ho scelto per la ricetta di oggi. Immancabili le cipolle e l'olio 'bono' (come si dice in Toscana). Complemento indispensabile quasi ovunque, un uovo cotto nella zuppa, intero al centro del piatto o sbattuto . L'acquacotta esiste anche in Tuscia, in alto Lazio: qui si dà la preferenza alla cicoria (vedi qui l' acquacotta di Vetralla ) e si completa la zuppa con uovo oppure con ricotta o baccalà. Se qualcuno di voi ha visto in questa mia premessa una sorta di itinerario, ha visto bene. L'acquacotta è strettamente legata al fenomeno della transumanza : in autunno-inverno il bestiame doveva essere trasferito dalla montagna alla pianura, perché sui monti non avrebbe avuto di che alimentarsi. Nei mesi più caldi il percorso era inverso. Chi guidava il bestiame in questa transumanza (da trans + humus, cambio di territorio) erano i pastori e i mandriani, i cosiddetti butteri a cavallo maremmani. La vita all'aperto, lontano da casa, li costringeva a sfamarsi con ciò che poteva offrire la terra o che loro stessi potevano portare nel tascapane per inventarsi una zuppa fatta con acqua di fonte: il pane secco, le cipolle e qualche erba trovata nei campi. Ho avuto occasione di parlare con maremmani che sostenevano che la versione a base di pomodoro è la più antica e più autentica. Non sono affatto d'accordo, non solo perché il pomodoro ha avuto una larga diffusione solo nell'Ottocento, ma anche perché, facendo una ricerca in Google Libri ho trovato testimonianze molto antiche di acquecotte di sole erbe. Addirittura in testi del '500 e nel '600 la parola acquacotta è usata per indicare qualcosa di terapeutico, una sorta di tisana a base di foglie di finocchio, anice, coriandolo o altre erbe e spezie. Passano due secoli e troviamo l'acquacotta nel senso che ora usiamo. Riporto alcuni brani esemplificativi della vita dei pastori e del loro pasto quotidiano, l' acquacotta . >------------------------------ Fonte: Google Libri – Dagli Atti della Giunta per l’inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, 1884 , p. 601. « La panatica dei pastori consta di un chilogrammo di pane al giorno e di una certa quantità di olio e di sale per l’ acqua cotta . L'acqua cotta, che è il cibo ordinario dei pastori, è acqua con olio, sale, cipolla, erbe odorose, che si riscalda e che si versa poi in una scodella sopra fette di pan bruno . Frugalissima è, come si vede, la vita del pastore » . – Dall'Annuario della Sezione di Roma del Club alpino italiano 1892 , Montebove: « Coperti di pellicce che si preparano da loro stessi, filano e torcono la lana che serve pei loro vestiti, e parecchi lavorano anche le maglie e le calze grossolane per la stagione d’inverno. Quando sono in montagna dormono per lo più a ciel sereno, ravvolti nelle loro pellicce; la sera, in un luogo che chiamano stazzo, si adunano intorno ad un gran fuoco, riparato dal vento da una siepe circolare, e lì fanno il formaggio e preparano l’ acqua cotta . L'acqua cotta è la vivanda normale del pastore; come i tagliatori dei boschi, mangiano per lo più polenta e formaggio, così i pecorari si nutrono di questa specie di minestra, che consiste in un piatto di pane, con un po' d'olio e d'erbe» . – Dal Giornale botanico italiano, vol. 25, 1893 , p. 178: « Al centro trovasi una cavità in cui viene acceso il fuoco; ai lati di questo sono due colonnette di legno munite di fori a vari altezze per i quali passa un asse cilindrico di ferro (caviglia), destinato a sostenere un cilindro di legno che porta nel centro una catena di ferro per sostenere il caldaio per far bollire l’acqua destinata a preparare la così detta acqua cotta , specie di minestra consistente in una scodella di fette di pane in cui versano acqua bollente, salata ed aromatizzata con varie erbe tra cui a preferenza la mentuccia o nepetella (Calamintha parviflora Lam.) e condita con olio . L'acqua cotta è il cibo normale dei pecorai oltre la ricotta ed il pane asciutto di ottima qualità. Ai fianchi dello stazzo sono dei letti costituiti di frasche sostenute da colonnette e traverse di legno; sulle frasche vengono distese poche pelliccie e coperte » . – Dal Bollettino della Società geografica italiana, 1905 , p. 463: « I pastori menano qui una vita molto disagiata. Dormono all’aperto, avvolti nelle loro pelli, all’acqua al vento, alla neve, quando cade precoce. La sera si raccolgono negli stazzi, specie di piccoli recinti palizzati, aperti, in cui si scaldano, fanno l' acquacotta ( pane affettato, acqua calda salata, con erbe aromatiche ed olio ) e dormono, quando non devono stare alla guardia del gregge » . >------------------------------ È chiaro dunque che tra fine '800 e primi '900 l'acquacotta era una zuppa calda a base d'erbe (senza pomodoro!) che costituiva «il cibo normale dei pecorai». Analoga sarà stata l'acquacotta dei butteri a cavallo, cioè i mandriani dei bovini. Ovvio che nel corso della transumanza territori diversi hanno fatto sì che si aggiungessero o togliessero ingredienti , ma ritengo difficile che già nell'Ottocento popolazioni non troppo benestanti usassero il pomodoro come cibo quotidiano. È probabile invece che il pomodoro si sia aggiunto in epoca successiva in alcune zone quando l'acquacotta da piatto per così dire 'nomade' è divenuta piatto 'stanziale' da consumare in famiglia fra le mura domestiche . Scorrendo il volume di Aldo Santini, La cucina maremmana. Storia e ricette , che contiene una trentina di ricette di acquacotta, si nota che l' acquacotta al pomodoro senza erbe di campo si trova soltanto nei ristoranti di alcuni paesi sud-occidentali della Toscana, come Scansano, Marsiliana, Capalbio, Manciano e Montemerano (quindi bassa valle dell’Albegna e dintorni) , mentre l'acquacotta con erbe, verdure varie e, se mai, con una piccola quantità di pomodoro, è diffusa con molte varianti nel resto della provincia di Grosseto. Ed ecco infine la ricetta dell'acquacotta al pomodoro che, nonostante la minore diffusione rispetto all'altra, è quella che ha avuto maggiore successo al di fuori della provincia di Grosseto e nei ricettari moderni di cucina toscana. INGREDIENTI per 4 persone 700 g di cipolle 200 g di gambi di sedano con le foglie 1kg di pomodori (o circa 800 g di pomodori pelati) 500 ml (circa) di brodo vegetale o acqua 120 ml di olio e.v.o. 4 foglie di basilico (facoltativo) Sale Pepe (o peperoncino) 4 fette di pagnotta toscana 4 uova 40 g di pecorino o parmigiano grattugiato PROCEDIMENTO Versare l'olio in una larga padella con pareti alte (occorrerebbe la vecchia padella di ferro) e rosolarvi il peperoncino (a meno che non si preferisca aggiungere il pepe alla fine), le cipolle affettate finemente e il sedano tritato grossolanamente con le sue foglie. Quando le cipolle saranno appassite, unire i pomodori privati della buccia (o i pelati) e le foglie di basilico . Continuare a cuocere per circa mezz'ora aggiungendo il brodo vegetale o l'acqua necessari per ottenere una minestra abbastanza liquida. Aggiustare di sale . Unire pepe appena macinato se non si è usato il peperoncino. Cuocere le uova nella padella, dopo aver creato nella minestra quattro piccole cavità libere da verdure. In ogni scodella mettere una fetta di pane abbrustolito , se mai divisa in due, e bagnarla con la parte liquida della minestra. Aggiungere la parte solida (le verdure cotte) e al centro l' uovo . Si può completare con pecorino o parmigiano, un filo d' olio e, sull'uovo, ancora un po' di pepe . Per concludere, ecco i link ad altre zuppe regionali. Piemonte. Zuppa dei santi piemontese Liguria. Minestra di scarola Lombardia. Minestra di riso e prezzemolo - Ris e erborin Trentino-Alto Adige. Gerstsuppe - Zuppa d’orzo Veneto. Minestra di orzo e fagioli delle Dolomiti Friuli-Venezia Giulia. La panada friulana Emilia-Romagna. La zuppa del Priore Umbria. Zuppa di lenticchie e acciughe Marche. Minestra di ceci Lazio. Zuppa di ceci e castagne Abruzzo. Zuppetta di farro - ricetta abruzzese Molise. Zuppa di cipolle in crosta di caciocavallo Campania. Zuppa di patate e fagioli alla morconese Puglia. Zuppa di frutti mare Basilicata. Zuppa di legumi e cereali rappascione di Viggianello Calabria. Licurdia calabrese Sicilia. Zuppa di pane cotto alla siciliana Sardegna. Pisu cun castanza Pagina Facebook: www.facebook.com/LItaliaNelPiatto Instagram: @italianelpiatto: https://www.instagram.com/italianelpiatto/ Condividi Ottieni link Facebook Twitter Pinterest Email Altre app Etichette Acquacotta al pomodoro

Fonte: acquacottaf.blogspot.it

II edizione di ViniAmo , kermesse che sabato 11 maggio porterà nella Capitale 70 cantine italiane – e non solo - e stand gastronomici con prelibatezze nazionali. Negli ampi e luminosi spazi dell'Hotel Cristoforo Colombo a Roma, zona Eur, si riuniranno 70 produttori dal nord al sud dello Stivale che porteranno in assaggio oltre 250 etichette, offrendo così un quadro ampio e variegato della produzione vinicola italiana. Saranno tante le regioni rappresentate e molte le denominazioni e le indicazioni tipiche che si potranno assaggiare dalle ore 11 (11-14 solo per operatori) fino alle ore 21 passando da spumanti a bianchi, rosati, rossi e vini dolci. Ospiti di eccezione di questa edizione saranno alcune etichette dalla Francia, zona Champagne, Borgogna e Bordeaux, e dall'Albania. Non solo si potrà andare alla scoperta delle etichette di circa 70 cantine italiane, ma anche approfondire un'uva autoctona italiana, l'Aleatico, tra le meno diffuse e tra le più particolari nel panorama enologico nazionale. La masterclass che si terrà sabato alle ore 15.30, sarà dedicata ad etichette 100% Aleatico ed al loro affinamento in bottiglia. Curata e diretta da Cristina Santini e dalla produttrice Antonella Pacchiarotti , vedrà la degustazione di 8 vini della Cantina Antonella Pacchiarotti di Grotte di Castro (VT). info su: https://minelliwineevents.it/ LISTA ESPOSITORI (in fase di definizione) PIEMONTE Podere Moretti (Langhe, Roero) Taverna Wines (Barbaresco) LOMBARDIA Malavasi Vini (Pozzolengo Pr. Brescia) Coronea (Franciacorta) TRENTINO ALTO ADIGE Maso Furli (Lavis Pr. Trento) FRIULI VENEZIA GIULIA Tenuta Stella Collio (Go) Vini Bortolusso (Ud) Vini Di Gaspero (Faedis UD) VENETO CastellAlta (Conegliano) Terre di Rizzato (Valpolicella) LIGURIA Tenuta Maffone (Imperia) EMILIA ROMAGNA Cantina Luretta (Piacenza) Carnevali Vigne e Cantina (Rubiera RE) TOSCANA La Ciarliana (Montepulciano) Col di Bacche (Maremma) L'Agona Vini (Colli Pisani PI) Tiberini (Montepulciano) Podere Casa al Vento (Montepulciano) Valdorcia Terre Senesi (Val d'Orcia) Podere Lecci e Brocchi (Chianti classico) Poggio degli Ulivi (Montalcino) LAZIO Antonella Pacchiarotti (Tuscia) Vinicio Mita (Roma) Vini Giovanni Terenzi (Piglio) Casa Mecocci Winery (Vignanello) Cantina Gaffino (Ardea) Terre del Veio (Formellese/Veio) Papalino (Castiglione in Teverina) Consorzio ROMA DOC Tenuta Iacoangeli (Genzano di Roma) Cantina Le Macchie (Rieti) Casale del Giglio (Nettuno) UMBRIA Cantina Napolini (Montefalco) Cantina Pomario (Lago Trasimeno) MARCHE Cantina Cerbero (AP) Tenute Urani (PU) Stefano Mancinelli - Morro d'Alba (AN) ABRUZZO Cantine Roveri (Ortona CH) Fattoria Gaglierano (PE) Tenuta Ulisse (CH) Vini Biagi (Colline Teramane) MOLISE Enoteca Tintilia Food & Wine (Fiano R./Isernia) Azienda Agricola L’Arco Antico (Pozzilli Isernia) CAMPANIA Azienda Vitivinicola Iovino (Campi Flegrei) Aroma Winery (Irpinia) Salvatore Molettieri (Irpinia) PUGLIA Giancarlo Ceci (Andria) Re Dauno (Foggia) BASILICATA Cantine De Biase (Pollino PZ) CALABRIA Farneto del Principe (CS) / Az.Agricola di Apicoltura Pacienza (CS) Le Conche (CS) Cantina Malaspina (RC) Terre di Balbia (CS) SICILIA Tenute Cuffaro (Agrigento) Sciare dell'Alba (Etna) SARDEGNA Contini 1898 (Oristano) Podere 45 (Alghero) TraMonti (Romangia SS) DISTRIBUZIONI E RAPPRESENTANZE Gruppo Ravazzolo: Tenuta Volpare (Trentino) Klosterhof (Alto Adige) Cave Monaja (Valle d'Aosta) Aurelie Berthod (Borgogna) Romain Tribaut (Champagne) Château de Reignac (Bordeaux) Dalle ore 11.30 fino alle ore 14 ingresso riservato agli operatori (giornalisti, comunicatori, ristoratori, distributori, agenti ed enotecari) Dalle ore 14 fino alle ore 21 le porte si apriranno anche ai winelovers biglietto di ingresso di 25 euro (20 euro per i sommelier attualmente tesserati e per studenti universitari) che consentirà l'assaggio di tutte le etichette. Tutte le info sul sito www.minelliwineevents.it

Fonte: mmmbuonissimo.blogspot.it

“LE NOTTI DEL VINO 2025” SAPORI E TRADIZIONI LOCALI: DUE SERATE TRA DEGUSTAZIONI, CULTURA E SPETTACOLI A LANUVIO Torna l’atteso appuntamento con Le Notti del Vino – Sapori e Tradizioni Locali , in programma venerdì 25 e sabato 26 luglio 2025 nella suggestiva cornice della Dimora Storica Villa Sforza Cesarini a Lanuvio , nel cuore dei Castelli Romani. Giunta alla sua quarta edizione , la manifestazione si conferma come uno degli eventi enogastronomici più importanti del panorama laziale, promuovendo vitigni autoctoni, eccellenze gastronomiche e cultura del territorio , con un format ricco e coinvolgente che valorizza il paesaggio e la storia della città. OLTRE 40 PRODUTTORI DA TUTTO IL LAZIO E UN PERCORSO TRA I SAPORI DELLA TRADIZIONE Più di 40 aziende vitivinicole da tutta la Regione Lazio saranno protagoniste di un percorso di degustazione en plein air tra i ruderi del Tempio di Giunone Sospita e il parco storico della Villa. I visitatori potranno scoprire e assaggiare vini da vitigni autoctoni, nazionali e internazional i, dialogando direttamente con i produttori. Un’occasione unica per appassionati, professionisti del settore, ristoratori, enotecari, giornalisti e amanti del buon bere , che avranno la possibilità di esplorare la ricchezza del patrimonio enoico laziale in un contesto culturale e paesaggistico d’eccezione. MASTERCLASS, SHOW COOKING E SPETTACOLI: IL PROGRAMMA Il calendario della due giorni è fitto di attività pensate per coinvolgere tutti i sensi: Degustazioni guidate e Masterclass Tre appuntamenti con esperti sommelier per approfondire i vini del territorio: Venerdì 25 luglio ore 19.00 : Vitigni autoctoni: cultura e tradizione (solo su invito) Venerdì 25 luglio ore 21.00 : Vitigni autoctoni: cultura e tradizione (aperta al pubblico) A cura di AIS Castelli Romani Sabato 26 luglio ore 18.00 : Il mondo dei rosati: dai Castelli Romani all’Agro Pontino A cura della sommelier Cristina Santini SHOW COOKING CON CHEF DEL TERRITORIO Presso la Sala delle Colonne, showcooking a pagamento con Chef della Ristorazione dei Castelli Romani , che presenteranno abbinamenti tra vini e piatti della tradizione reinterpretati in chiave contemporanea. SPETTACOLI SERALI GRATUITI Venerdì 25 luglio ore 21.00: Lezione ed esibizione di tango con la scuola Flirtango e Simone Di Pasquale Sabato 26 luglio ore 21.00: Concerto di musica popolare: Tradizione e Tradimento del gruppo Capo d’Asino Molus L’EVENTO CHE CELEBRA LA CULTURA DEL VINO E IL VALORE DEL TERRITORIO Nato dall’evoluzione della manifestazione “Calici di Stelle”, Le Notti del Vino è oggi uno degli appuntamenti centrali nel calendario delle Città del Vino e fa parte del cartellone ufficiale “Castelli Romani – Città del Vino 2025 ”, promosso dal Comune di Lanuvio con il supporto di Regione Lazio, Arsial, Pro Loco Lanuvio, AIS Castelli Romani, Innova APS e l’Associazione Nazionale Città del Vino . Tra i momenti istituzionali, venerdì 25 luglio sarà consegnato l’attestato AIS di Primo Livello ai partecipanti del corso promosso da AIS Castelli Romani. «Le Notti del Vino – dichiara il Vicesindaco Valeria Viglietti – rappresentano un’esperienza che unisce gusto, cultura e crescita. Con la cerimonia degli attestati AIS, aggiungiamo anche un’importante dimensione formativa per il nostro territorio.» ELENCO AZIENDE PARTECIPANTI AI BANCHI D’ASSAGGIO: TENIMENTI LEONE AMOR VITAE CANTINE VOLPETTI AZIENDA AGRICOLA GIULIO PESOLI MERUMALIA POGGIO LE VOLPI TENUTA TRE CANCELLI VINI GIOVANNI TERENZI PETRUCCA E VELA AGRITURISMO LA MERIDIANA CANTINA AMENA CANTINA IL BOTTINO AZIENDA AGRICOLA ARTICO CANTINA RAPARELLI AZIENDA AGRICOLA FARINA WINE CASTELLI DISTRIBUZIONE con: Cantina Le Macchie Agricola Ciucci Colle Arnaldo I Ciacca I Pampini La Trusca Masseria Barone Monti Cecubi Palazzo Prossedi Tenuta Petra Potens Azienda Agricola San Lazzaro Vigne Toniche Vini Pacchiarotti CANTINA VILLAFRANCA TENUTA IACOANGELI TERRE DEL VEIO AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA DI MARZIO AZIENDA AGRICOLA BIO DONATO GIANGIROLAMI VIN VIANDANTE AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA LA LUNA DEL CASALE CANTINA MARCONI SOLIS TERRAE CANTINE SILVESTRI CANTINA SANT’ANDREA VINI VALLE MARINA CASALE SAN PAOLO AZIENDA CARAFA JACOBINI DINO LIMITI Ad arricchire il calendario della quarta edizione delle Notti del Vino ci saranno stand gastronomici di pesce, carne, salumi e formaggi e la possibilità di acquistare bottiglie durante tutta la manifestazione. Info utili Quando : Venerdì 25 e Sabato 26 luglio 2025, dalle ore 18.00 Dove : Dimora Storica Villa Sforza Cesarini – Lanuvio (RM) In caso di maltempo, le attività si terranno al coperto Ingresso libero | Ticket a pagamento per masterclass e show cooking Il programma completo su: www.castelliromanicittadelvino.it Costo del biglietto (per l’accesso alle degustazioni): 15 euro a persona per ciascuna giornata. I biglietti possono essere acquistati online sulla piattaforma Le Notti del Vino - Lanuvio Tickets, Multiple Dates | Eventbrite oppure direttamente presso l’Info Point situato all’interno della Villa. Costo masterclass e show cooking : di 25 euro, acquistabili sul sito Le Notti del Vino - Lanuvio Tickets, Multiple Dates | Eventbrite Il biglietto può essere acquistato il giorno stesso della manifestazione oppure sulla piattaforma Le Notti del Vino - Lanuvio Tickets, Multiple Dates | Eventbrite Richiesta accrediti Per richiesta accredito stampa scrivere a [email protected] specificando anche il nome della Testata di riferimento o il Blog (un accredito per ogni Testata o Blog) Per richiesta accredito ristoratori ed enotecari scrivere a [email protected] specificando il nome del ristorante o dell’enoteca ed i nomi e cognomi di chi richiede l’accredito ( Due accrediti massimo per attività). Gli accrediti potranno essere ritenuti validi solo dopo aver ricevuto via mail una risposta di conferma positiva. Per maggiori informazioni sull’evento consultare i canali social Facebook e Istagram s otto il nome Le Notti del Vino di Lanuvio . Ufficio Stampa Cristina Santini - Wine Journalism & Communication [email protected]

Fonte: mmmbuonissimo.blogspot.it

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